"Nella sua storia centenaria il jazz è stato spesso musica di comunità, di diversità e di emarginazione sociale. Queste qualificazioni variano con il tempo e con il luogo. La diversità può essere intesa come diseguaglianza razziale, come per gli afroamericani dell'America bianca e razzista, sia come disparità di condizione, ed è il caso quest'ultimo della malattia (o presunta tale).
Il jazz come le pitture rupestri di Altamura, le piramidi egizie, la filosofia greca, il rinascimento fiorentino o la musica classica europea è una dimostrazione delle possibilità creative ed espressive che contraddistingono l'essere umano. Anche nelle condizioni ambientali e soggettive più sfortunate l'uomo può fare arte. Come musica di eslcusi, di sradicati, ha sviluppato un proprio linguaggio, apparentemente semplice, a volte criptato e criptico.
Un'arte così aperta a tutte le diversità è il naturale ricettacolo di personalità musicali fortissime, con vite per altri versi difficili. I disabili - o i diversamente abili - nel jazz non si contano....."
http://www.jazzitalia.net/articoli/trombeschizofreniche.asp
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